Fu
la mia insegnante di filosofia del liceo a farmi appassionare alla politica.
"L'uomo è un animale politico, come diceva Aristotele, ed ogni nostra
scelta è una scelta politica, anche se non ce ne rendiamo conto." , così
continuava a sostenere. E in effetti, quelli erano anni di grande impegno
politico in cui erano coinvolte soprattutto le giovani generazioni. Erano gli
anni de "Il personale è politico", in cui diventava necessario per
ciascuno di noi mostrare impegno ed interesse attento verso le grandi
questioni, nazionali ed internazionali. Guai a non interessarsene, si veniva
tacciati di qualunquismo, nella migliore delle ipotesi, o di fascismo. Questo
era almeno ciiò che accadeva nel mio liceo e nella cittadina del sud d'Italia
in cui vivevo. Ammettere di apprezzare un disco di Battisti o di Baglioni, di
leggere una rivista femminile o, peggio ancora, di seguire il calcio poteva
diventare occasione di disprezzo da parte degli "impegnati" di
sinistra.
Inizialmente
abbracciai con entusiasmo e passione l'impegno politico. Frequentavo le sezioni
di partito e i collettivi femministi e scoprivo un mondo diverso da quello in
cui avevo creduto di vivere fino a quel momento. Certo, c'era qualcosa che non
mi convinceva e non mi piaceva. I picchetti e il servizio d'ordine per le
manifestazioni e gli scioperi, ad esempio. Le spedizioni punitive contro
"i fasci che hanno picchiato i compagni". La censura preventiva verso
gli interventi di coloro che la pensavano diversamente durante le assemblee
d'istituto al grido "I fascisti non devono parlare!". Non mi stava
bene e cominciai a dirlo. Venni tacciata di essere fascista anch'io. All'epoca
(erano gli anni Settanta) era un grave insulto. Non mi importava. Non era
quello ciò che la mia insegnante mi aveva insegnato essere la politica, l'arte
di partecipare alla vita pubblica. Non mi interessavano le etichette. Mi
interessavano le idee. Seguace dei principi dell'illuminismo, facevo mio
l'aforisma di Voltaire: "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per
consentirti di esprimere le tue idee".
Esprimevo
così la mia passione politica. Ancora oggi la esprimo così. Ascoltando gli
altri, documentandomi, disprezzando i toni aggressivi di chi attacca
preventivamente l'avversario schernendolo ed insultandolo. Ciò che mi interessa
è capire: capire le ragioni degli uni e degli altri, al di là degli schieramenti
e delle posizioni preconcette.
(Già pubblicato da Critolao sulla piattaforma Splinder il 13 luglio 2008)
Nessun commento:
Posta un commento