sabato 24 maggio 2014

Compagno di scuola

Per molti della mia generazione "Compagno di scuola", tratta dall'album "Lilly" di Antonello Venditti e pubblicata nel 1975, è stata una delle canzoni di riferimento. C'era chi pensava con disprezzo al "compagno di scuola" evocato nella canzone, cui, tanti giuravano, mai avrebbero assomigliato. Sbagliavano, come spesso succede.
E molti di noi, attualmente, conoscono perfettamente quelli che davvero non sono diventati "compagni di scuola" e quelli che lo sono diventati ma non lo riconoscono e disprezzano gli altri, identici a loro.
 
 
Davanti alla scuola tanta gente
otto e venti, prima campana
"e spegni quella sigaretta"
e migliaia di gambe e di occhiali
di corsa sulle scale.
Le otto e mezza, tutti in piedi
il presidente, la croce e il professore
che ti legge sempre la stessa storia
nello stesso modo, sullo stesso libro, con le stesse parole

da quarant'anni di onesta professione.
Ma le domande non hanno mai avuto
una risposta chiara.
E la Divina Commedia, sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so
se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito


un servo di partito.
Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene
perché, ditemi, chi non si è mai innamorato
di quella del primo banco,
la più carina, la più cretina,
cretino tu, che rideva sempre
proprio quando il tuo amore aveva le stesse parole,
gli stessi respiri del libro che leggevi di nascosto
sotto il banco.
Mezzogiorno, tutto scompare,
"avanti! tutti al bar".
Dove Nietzsche e Marx si davano la mano
e parlavano insieme dell'ultima festa
e del vestito nuovo, buono, fatto apposta
e sempre di quella ragazza che filava tutti (meno che te)
e le assemblee, i cineforum, i dibattiti
mai concessi allora
e le fughe vigliacche davanti al cancello
e le botte nel cortile e nel corridoio,
primi vagiti di un '68
ancora lungo da venire e troppo breve, da dimenticare!
E il tuo impegno che cresceva sempre più forte in te...
"Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”


(Antonello Venditti: "Compagno di scuola" - 1975)


 

 
 
 
 
 
 
 
 

mercoledì 21 maggio 2014

"Una lezione alla scuola di Barbiana"

"Lezione ad un gruppo di ragazze della scuola media di Borgo S. Lorenzo salite a Barbiana nel Carnevale 1965
DON LORENZO
Ho sentito dire dall'Adele (nota: Adele, insegnante di lettere nella classe delle ragazze di Borgo S. Lorenzo e che nelle ore libere aiutava alla scuola di Barbiana) che voi vorreste in settimana ballonzolare a scuola. Un fatto simile mi ha talmente incuriosito che ho voluto seriamente discuterne insieme a voi, perchè o nel ballo c'è qualcosa di abbastanza utile alle bambine da poterlo fare nei luoghi sacri o è inutile, allora a scuola non si può fare.
La scuola è quel luogo dove si insegnano cose utili, quelle cose che il mondo non insegna, sennò non va bene.
Sicchè anche se il ballo è soltanto una cosa inutile, farlo a scuola è una cosa assolutamente indecente. Se il preside vi permette queste cose forse vede nel ballo qualcosa di utile, perchè una delle tre : o è utile, o è inutile, o è dannoso.
Se è inutile è immorale, se è dannoso è immorale e se è utile tocca a qualcuno dimostrarmelo.
Io son disposto ad ascoltare una documentazione seria e a cambiare idea da qui a un'ora, ma spero piuttosto che la cambierete voi! Io non sono in partenza deciso ad arrivare in fondo con la mia idea, a me interessa sapere qualcosa. Io sono un povero prete di montagna, queste cose non le so. Imparare fa sempre bene. [...]"
UNA RAGAZZINA
Ma se nel fare una cosa inutile non si fa male a nessuno, questo non è mica immorale?
DON LORENZO
[...] Se la vita è un bel dono di Dio non va buttata via e buttarla via è peccato. Se un'azione è inutile, è buttar via un bel dono di Dio. E' un peccato gravissimo, io lo chiamo bestemmia del tempo. E mi pare una cosa orribile perchè il tempo è poco, quando è passato non torna.
A me manca sempre e non so come a voi vi avanzi per buttarlo via. E vedo che anche ai miei ragazzi manca sempre. Noi facciamo scuola dalla mattina alla sera, lo sapete, compreso la domenica e l'estate e a ognuno di loro manca il tempo per leggere un libro; eppure avrebbero bisogno di leggere. Sicché non raccontiamo storie: alle persone normali il tempo manca, a quelle anormali invece avanza.
Se vi avanza il tempo siete anormali cari! Perché le persone normali che conosco io, sono alla disperata ricerca di un po' di tempo. Prendono un caffè la sera per stare svegli un'ora di più, si disperano perché non riescono a fare tutto quello che vorrebbero fare: leggere tutto quello che vorrebbero leggere, fare tutto il bene che vorrebbero fare, vedere certi importanti film che sarebbe il caso di vedere, compiere i doveri di tutti i giorni, campare la famiglia se uno ha da camparla, fare tutti gli studi di scuola se uno va a scuola. Insomma tutte le persone normali sono alla disperata ricerca di un po' di tempo di avanzo.
Le persone anormali invece hanno del tempo di avanzo e tentano di buttarlo via. [...]"
Il brano citato è tratto da "Una lezione alla scuola di Barbiana" (Don Lorenzo Milani: "Una lezione alla scuola di Barbiana", a cura di Michele Gesualdi, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 2004, pgg.11-12,13).

Cose utili e inutili

Io ripartirei da qui. Dall'affermazione di Don Lorenzo Milani "La scuola è quel luogo dove si insegnano cose utili, quelle cose che il mondo non insegna, sennò non va bene." riportata in "Una lezione alla scuola di Barbiana" (Don Lorenzo Milani: "Una lezione alla scuola di Barbiana", a cura di Michele Gesualdi, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 2004, pg.11).
E' indubbio che quelle che quarant'anni fa Don Milani riteneva "cose inutili" attualmente possano essere considerate utilissime, o viceversa.
In generale, riprendendo la citazione del priore di Barbiana, devono considerarsi cose utili "quelle cose che il mondo non insegna".
Attualmente sono tantissime le cose che il mondo non insegna: il rispetto per sè stessi e per gli altri, la passione, la curiosità vera, l'arte di saper aspettare, la bellezza, il sacrificio.
A scuola ci si può (anzi, a mio avviso si deve) dedicare al ballo, alla musica, al teatro etc., a patto che non lo si faccia seguendo mode e fenomeni culturali di basso profilo (che potrebbero al limite essere analizzati per la loro capacità di attrarre le masse).
La scuola che auspico è quella che dia a tutti la possibilità di crescere, di scoprire sè stessi e le proprie potenzialità, di formarsi come persona nel senso più completo del termine, imparando a non farsi schiacciare dalle mode, dalla massa che tutto omologa e appiattisce.
 
‎(Vecchio post, già pubblicato sulla piattaforma Splinder da Critolao il ‎17 ‎giugno ‎2008 ma oggi come allora attualissimo)

domenica 11 maggio 2014

Svogliati, distratti, annoiati. Proprio come noi!

Svogliati, distratti, annoiati: sono solo alcuni degli aggettivi usati per definire i nostri studenti. Continuiamo a riprenderli per la loro scarsa curiosità, per il disinteresse, il disamore verso la scuola.
E, spesso, non ci si rende conto che il disinteresse, il disamore, la noia, gliel'abbiamo trasmessa, gliela trasmettiamo noi adulti, quotidianamente.
Quanto amore c'è, quanta attenzione usiamo nella relazione con i più giovani? Ci lamentiamo di loro e non ci accorgiamo che essi potrebbero fare (e, a ragione, fanno) lo stesso con noi.
Non ci si può appassionare a nulla, non ci si può innamorare di nulla se non ci è stato insegnato l'amore per le attività che quotidianamente svolgiamo, l'amore per l'altro che quotidianamente incontriamo.
L'indifferenza insegna l'indifferenza. Un adulto disinnamorato di ciò che fa non potrà che avere di fronte un giovane disinnamorato di ciò che fa.
Dipende da noi adulti: genitori, docenti, educatori hanno una grossa responsabilità. Il futuro da trasmettere alle nuove generazioni è nelle mani degli educatori, di ciascun educatore.

venerdì 9 maggio 2014

Post d'autore (Giulia Castelli)

 

 
Da oggi Sala Docenti vanta tra i suoi redattori una giovane scrittrice, Giulia Castelli, che ha già pubblicato due romanzi. Per ora Giulia non ha ancora comunicato il suo nickname.
Nel darle il benvenuto a nome di tutta la redazione, ne approfitto per pubblicare le copertine dei sue due romanzi.
 
   
 

mercoledì 7 maggio 2014

Ipazia

Non poteva che chiamarsi Ipazia la nostra nuova collaboratrice!
Sala Docenti si aggiorna, aprendosi a nuove collaborazioni e rinnovando la sua redazione.
Benvenuta, Ipazia!

sabato 3 maggio 2014

Docenti 2.0

"A cosa serve?" si chiedono molti studenti, sempre più demotivati, a proposito della scuola.
Ma se è vero, come è vero e come afferma Andrea Bajani nell'articolo e nel saggio "La scuola non serve a niente"(vedi link:
http://www.repubblica.it/cultura/2014/05/03/news/ilibra_laterza_repubblica_bajani-85069992/?ref=fbpr ), che l'idea di scuola deve uscire da una logica utilitaristica tipica del modello capitalistico, è altrettanto vero che il modo di fare e di intendere la scuola, legato all'origine della rivoluzione industriale e all'idea di azienda in cui tutti sono inquadrati all'interno di una struttura rigida come può essere quello di un'azienda della società pre-informatizzata, non è più adeguato alla società digitalizzata e globalizzata 2.0 qual è quella in cui, che ci piaccia o no, viviamo.
La scuola, il cui compito è quello di diffondere cultura sviluppando lo spirito critico di ciascuno di noi, deve perciò adeguarsi, per non morire. Questo non significa che debba piegarsi a logiche tese a renderla luogo di aggregazione e divertimento, come, ahimè, negli ultimi decenni qualcuno ha cercato di fare, ma significa che deve aggiornarsi utilizzando strumenti e tecnologie sempre più evolute che la mettano al passo coi tempi.
Questo significa anche che la classe docente deve essere pronta ad affrontare il continuo cambiamento tipico dell'attuale società in cui viviamo.
Per farlo è necessario che chi insegna o aspira a farlo esca dall'ottica che considera l'insegnante un mero impiegato o un burocrate alle prese con carte, moduli  e documenti da compilare "nello stesso modo, [...], con le stesse parole, da quarant'anni di onesta professione" (Antonello Venditti: "Compagno di scuola", 1975).
L'insegnante è e deve essere considerato (anche economicamente) un professionista che accompagna lo studente nel suo processo di crescita, di sviluppo, che collabora con lui e lo aiuta a tirare fuori (educare deriva dal latino ex-ducere, "tirare fuori") tutte le sue potenzialità, in un processo di apprendimento che inizia nelle aule scolastiche e che deve durare tutta la vita. Perché accada è necessario che chi insegna lo faccia con passione, quella che serve per sentirsi coinvolto e che porta a pensare che non sia un sacrificio iscriversi e seguire corsi on-line sulla piattaforma eTwinning  di INDIRE ma sia anzi un'ottima opportunità per diventare un docente 2.0.