mercoledì 29 giugno 2016

Oltre l'apparenza e il pregiudizio

Quotidianamente, a volte senza rendersene conto, accade di avere dell'altro, qualunque età abbia, a qualunque genere appartenga, un'idea fondata su un pregiudizio o che anche solo si limita a basarsi su un pregiudizio.
Gli stereotipi della "Bella uguale stupida" (che, negli ultimi decenni ha coinvolto anche gli uomini "Belli uguale stupidi"), o quello del milanese lavoratore indefesso e del romano fannullone nonché tutti gli altri giudizi stereotipati o che si limitano a fermarsi alle apparenze senza indagare oltre, caratterizzano buona parte delle credenze del genere umano.
Fermarsi all'apparenza o limitarsi ad accettare gli stereotipi e le categorie definite facilita la definizione di quanto e di chi ci sta intorno ma non ci aiuta a conoscere il mondo, non ci aiuta a conoscere gli altri e, forse, nemmeno noi stessi.
Andare oltre l'apparenza dovrebbe essere l'obiettivo di ciascuno di noi per conoscere ed apprezzare tutti coloro che ci stanno intorno, al di là delle false opinioni e certezze di cui, alcuni, continuano a nutrirsi.
La famiglia e soprattutto la scuola possono fare molto. 
E sarebbe un traguardo riuscire a far sì che, nel giro di pochi anni, non ci si trovi ancora di fronte a tabelle di raccolta di idee che degli uomini e delle donne riportino certe definizioni.


STEREOTIPI E PREGIUDIZI DI GENERE
IN UNA PAROLA


DEFINIZIONI DATE DA UOMINI 
DEFINIZIONI DATE DA DONNE
UOMINI
DONNE
UOMINI
DONNE
EGOISTI
RISOLUTE
STUPIDI
COMPLESSE
ONESTI
LUNATICHE
INCOMPRENSIBILI
PARANOICHE
NOBILTA’ D’ANIMO
BELLEZZA
EGOISTI (2)
SENSIBILI (4)
VERI AMICI
SENSUALE
IMMATURI
DETERMINATE (2)

martedì 28 giugno 2016

Sull'utilità dell'Esame di Stato

Tutto può essere considerato inutile o utile, a seconda del punto di vista e dell'importanza che si attribuisce a un evento. L'Esame di Stato costituisce per le giovani generazioni un momento di passaggio, una sorta di rito di iniziazione che conduce a una fase successiva. Un tempo esistevano gli esami di seconda e di quinta elementare, attualmente il primo esame scolastico che un giovanissimo affronta è l'esame di terza media e, successivamente, se si è in regola con il percorso scolastico, tre anni dopo, l'esame di qualifica per i corsi I.eF.P. (Istruzione e Formazione Professionale), cinque anni dopo l'Esame di Stato. Molti studenti arrivano all'esame impauriti e timorosi, ragazzi di 13 anni o, peggio ancora, di 18/19 anni, grandi e grossi, piangenti come agnellini portati al macello: temono di non essere in grado di reggere l'ansia e la tensione che quel significativo momento porterà inevitabilmente con sé, A mio avviso accade perché non sono stati abituati a gestire i momenti di ansia fin da bambini, come accadeva alle persone della mia generazione. Ricordo perfettamente il mio esame di seconda elementare, ma ricordo anche che, superatolo, gli altri esami che nel corso del tempo ho dovuto affrontare, non mi hanno mai preoccupato in maniera eccessiva. La vita si impara vivendo e gli adulti dovrebbero favorire le esperienze dei più giovani, fin da piccoli. Pensare di proteggerli all'infinito è un'assurdità che determinerà poi paure e incapacità di assumersi le proprie responsabilità nel corso degli anni.


in condivisione con #Sala Docenti 

sabato 26 dicembre 2015

#Sala docenti

Dalle ceneri di questo blog ( e del blog "La panchina in cima al monte") è nato #Sala Docenti (http://hashtagsaladocenti.blogspot.it/)
Tutti i futuri post saranno pubblicati là.
Un grazie di cuore a chi ha collaborato e chi ha seguito "Sala docenti".

domenica 8 marzo 2015

Ricordare diversamente l'8 marzo

"Giornata internazionale della Donna", comunemente definita come "Festa della Donna".


     In questo giorno le mimose si trovano ovunque: nei locali, negli uffici, nei parchi, ai mercati ecc.
     Cari Voi lettori che leggete queste righe, bisogna pur far chiarezza e diffondere il vero significato che vi è dietro questa data. L'8 marzo non è una mimosa, l'8 marzo è molto di più!

     Gli ormai diffusissimi social network o, in generale internet, spesso ci distraggono l'attenzione e ci rendono meno curiosi di conoscere o scoprire nuove cose, come anche in questo caso. Basterà una mimosa immortalata e aggiunta sul proprio profilo con la scritta "Auguri Donne!", così è che si racchiude il valore di questo giorno per gran parte degli utenti.
Ma non è l'unico motivo o fonte di distrazione il social network. Troppo indaffarati e troppo impegnati nella routine quotidiana, perdiamo l'interesse e la voglia di conoscere il vero significato e il valore delle cose. 

    Bisogna ricordarsi delle grandi conquiste sociali, politiche ed economiche delle Donne. 
Ricordarsi delle Donne che hanno lottato per la parità dei sessi, per l'emancipazione femminile, per il suffragio universale (1946) -  grazie al quale le donne italiane finalmente potevano andare a votare senza più alcuna discriminazione di sesso. Sono solo accenni di quello che può significare questo giorno. 
    Ma come possiamo festeggiare la parità dei sessi se ancor oggi, all'ordine del giorno, sentiamo notizie della violenza sulle donne? Infine, è anche una giornata per meditare, perché con la violenza si vive, si convive, si sopravvive e alla fine, troppo spesso, si muore...

    Non starò a sentenziare le mamme o le nonne della "vecchia scuola", ma le nuove generazioni a cui l'accesso all'informazione è di gran lunga migliorato col passare degli anni.
    Vorrei soltanto ricordare le parole del grande Steve Jobs, il quale diceva "Siate affamati. Siate Folli" - di conoscere, di sapere, di scoprire!

    Detto questo, mai toglierò il sorriso della Mamma in questo giorno (così come negli altri giorni) perché nulla è più commuovente di un abbraccio caloroso alla propria mamma, con o senza mimosa...

domenica 23 novembre 2014

Un mestiere speciale

Quello dell'insegnante è un mestiere speciale che richiede interesse e passione per essere esercitato nel modo migliore. Ma la passione e l'interesse, a volte, vengono meno.
Così tutto appare faticoso, squallido e, soprattutto, inutile. Non è necessariamente colpa degli studenti: ci sono momenti in cui, al di là delle situazioni contingenti, si ha voglia di spendersi per quegli stessi studenti che, invece, in altre fasi della vita professionale, irritano profondamente il docente e rendono spiacevole il suo stare a scuola. 
A me è successo una decina d'anni fa, quando per un certo periodo mi è capitato di sognare   tutte le notti di essere rimasta chiusa dentro la scuola. Ed è successo l'anno scorso. In entrambi i casi ho pensato di lasciare questo mestiere, di dedicarmi ad altro, a qualunque altra professione che non fosse quella dell'insegnante.
Poi, quando quel periodo terribile è passato, mi è stato chiaro che ero io, per motivi diversi, ad avere bisogno di un momento di distacco, un anno sabbatico che, a mio avviso, dovrebbe essere regolarmente previsto per chi fa questo mestiere. Che, non smetterò mai di dirlo, è il mestiere più bello del mondo e non baratterei con nessun altro. Richiede però entusiasmo, passione, coinvolgimento emotivo, amore. Emblematico è, a questo proposito, quanto accade al protagonista del film "Auguri professore" interpretato da Silvio Orlando e diretto da Riccardo Milani. Ecco, quando si è perso, seppur momentaneamente, il gusto per l'insegnamento, a noi docenti dovrebbe essere consentito un momento di distacco dalle classi per dedicarci a viaggi, letture, convegni, corsi di formazione che diano nuova linfa e motivazioni per affrontare anche i casi degli alunni più irritanti, quelli che, tuttavia, qualora vengano da noi conquistati, rimarranno nel nostro cuore per sempre.

giovedì 13 novembre 2014

Cantiere scuola



“L’Istituto “Galli” è la continuazione fisica del “Paleocapa”, un nome che suona familiare a tutti i docenti inseriti nelle graduatorie bergamasche. Nel cortile esterno ci sono i lavori in corso, ma la sala professori, dal retrogusto e dagli arredi antichi, è luminosissima e ariosa.”
Così descrisse il nostro Istituto Antonella Landi nel post “Non ci sono parole”  pubblicato il 3 maggio 2011 sul suo blog "Prendo appunti" (http://www.antonellalandi.com/blog/?m=201105&paged=3) dopo l'incontro con i nostri alunni dedicato al "Piacere della scrittura" avvenuto il 30 aprile 2011.
Dall'autunno del 2010 l'impatto con il "Galli" è sempre condizionato da quel cantiere che, inevitabilmente, colpisce il visitatore, non sempre favorevolmente. Non è bello vivere a contatto con un cantiere. Ancor meno lo è quando il cantiere, improvvisamente, si ferma e così, quello che sarebbe dovuto diventare un edificio più ampio e spazioso diventa un edificio incompleto, incompiuto, spiacevole alla vista. Ancor più diventa spiacevole quando, in una mattinata particolarmente ventosa, una parte della palizzata, ormai marcia, si abbatte sul vialetto d'ingresso. Non passava nessuno in quel momento, per fortuna. Ma un edificio pubblico e ancor di più una scuola non può affidare la sicurezza di coloro che lo frequentano alla fortuna.
Chi frequenta per motivi di studio e lavoro il "Galli" sa bene che dietro quell'ingresso squallido e accanto a quel cantiere abbandonato da qualche anno c'è gran fermento. C'è l'impegno e la passione di chi, quotidianamente, si ostina, nonostante le difficoltà, anche logistiche, a portare avanti un progetto educativo centrato sullo studente, su ogni studente, perché ciascuno possa scoprire le sue potenzialità, coltivarle, esprimerle.
Quell'impegno e quella passione sono state riconosciute anche dai certificatori del Marchio SAPERI, attribuito nel settembre scorso dopo la visita all'Istituto avvenuta il 7 aprile 2014. Probabilmente anche quei certificatori, inizialmente, avevano storto il naso davanti a quell'ingresso. Ma una volta entrati, proprio come era accaduto tre anni prima ad Antonella Landi, hanno avuto modo di cogliere gli aspetti non immediatamente visibili del lavoro che quotidianamente si svolge al "Galli", in cui l'attenzione allo studente e alle sue esigenze diventa primario. In quell'edificio dall'ingresso devastato vi sono laboratori annualmente rinnovati e che vengono utilizzati quotidianamente, non solo per le discipline meramente professionali; va sempre più diffondendosi la didattica laboratoriale, uno degli aspetti pregnanti della Riforma della scuola; è particolarmente curata l'attività di Alternanza Scuola - Lavoro ed emerge in modo significativo la progettualità, legata sia ai percorsi curriculari sia ai percorsi extracurriculari con laboratori pomeridiani (teatro, coaching, canto, ballo, concorsi proposti dal territorio e nazionali, etc.).
Certo, ci sono anche elementi di criticità che, inevitabilmente, in ogni situazione lavorativa, si presentano.

Ma gli aspetti positivi che caratterizzano quest'Istituto, la collaborazione tra dirigente, D.S.G.A e docenti, studenti, genitori, personale A.T.A. particolarmente motivati contribuiscono a far sì che, nonostante tutto, il "Galli" resista. Anche alle intemperie. Anche a chi ha voluto abbandonarlo.

mercoledì 24 settembre 2014

Lettera agli studenti.

Cari studenti,

chi vi scrive è un ex alunna di questa scuola, che ha preso il diploma due anni fa.
Scrivo per cosa? Per incitarvi, per farvi capire, perché sappiamo tutti che i professori non verranno ascoltati. Loro sono "vecchi", cosa ne sanno dei tempi moderni?
Oh, loro lo sanno eccome, e provano in ogni modo possibile ad avvertirci, ma le loro parole entrano da una parte ed escono dall'altra.
Non insegnano solo materie che a noi sembrano inutili, provano anche a farci capire come è il mondo una volta finita la scuola. Sappiate che non ci sarà un tappeto rosso steso per voi, non ci sarà un lavoro tutto per voi che vi aspetta. Triste e demoralizzante, penserete, ma purtroppo è così per tutti, a meno che non siate fortunati o abbiate qualche conoscenza.
E' importante quindi dedicarsi a questi anni, metterci tutto l'impegno possibile per ottenere qualcosa, non solo per la vita in generale, ma anche per se stessi. Lo dovete a voi stessi.
Io non sono mai stata bravissima in tutte le materie, non ero una "secchiona". Per i primi anni me la sono cavata, studiavo quel che bastava, uscivo coi miei amici e non mi interessavo minimamente alla scuola. Poi, improvvisamente, dentro di me è scattato qualcosa. Forse ascoltando i miei genitori che avrebbero voluto vivere i miei anni ho davvero capito che quello che stavo vivendo era importante, che dovevo concludere qualcosa di concreto per me stessa, per sentirmi realizzata.
Sfido chiunque a non avere una qualche passione, qualcosa che riusciamo a fare davvero bene e che vogliamo essere ancora più bravi a farla. Io credevo di non appassionarmi a nulla, di non avere nessun interesse specifico verso qualcosa. Sapevo di aver qualcosa da raccontare, sapevo che dovevo dire la mia, così d'un tratto trovai quel qualcosa che mi faceva star bene: la scrittura.
Mi sono appassionata, mi sono impegnata, ho iniziato a scrivere tutti i giorni (anche solo poche righe) e a coltivare questo interesse che avevo. Ho trovato così la mia strada, ho trovato così la mia persona. Questo lo devo grazie ai miei professori di italiano, sono loro che con la loro voglia di insegnare e la loro tenacia mi hanno spinta a migliorarmi, ad impegnarmi davvero in qualcosa.
Quello che state vivendo in questo momento poi non ve lo restituirà nessuno, soprattutto non ve lo darà il mondo che vi aspetta fuori. Lo ripeto: non ero una di quelle studentesse che studiava tutti i giorni, non lo sono mai stata. Ho semplicemente capito, grazie agli insegnanti e grazie ad esperienze a me accadute, che la vita è la mia, sono io che prendo le mie decisioni, sono io che scelgo il mio futuro. Tutti ne parlano e sembra che nessuno ci capisca davvero, ci sentiamo soli, a volte abbiamo anche paura a parlare. Non abbiate paura: reagite. Solo in questo modo potrete cavarvela, non stando seduti a lamentarsi perché la scuola è difficile, perché quel professore ce l'ha con te, perché non vedi l'ora di andartene da queste mura.
A me manca stare seduta tra quei banchi, a me manca ascoltare i professori, fare l'intervallo con i miei compagni, tornare a casa e raccontare a mia madre cosa ho fatto durante la mattinata. Mi piacerebbe essere ancora a scuola, perché probabilmente ora la affronterei in modo diverso da come l'ho fatto. Ed è per questo che sto scrivendo questa lettera: abbiate cura di voi stessi, studiate per il vostro futuro, impegnatevi per le vostre passioni e date il 100% per poter raggiungere i vostri obiettivi. Nulla è impossibile, con la giusta dose di tenacia e coraggio, tutti possono realizzare il proprio sogno. Non dovete farlo per i professori, non dovete farlo per i genitori, ma solo per voi stessi. Un giorno non dovrete svegliarvi con dei rimpianti. Siete giovani, siamo giovani, il mondo è nelle nostre mani e solo noi possiamo davvero cambiarlo. Abbiate la forza di reagire, di combattere per i vostri obiettivi. Ve lo sto dicendo per voi, perché io finalmente ho capito cosa voglio nella mia vita ed ora le mie scelte vertono su questa decisione. Non è troppo tardi per capire cosa si vuole. Vuoi diventare una scrittrice? Leggi molto, inizia a scrivere i tuoi pensieri e a farli leggere a qualcuno, saprà dirti dove sbagli e consigliarti per scrivere meglio.
Vuoi fare l'insegnante? Studia e impara tutto quello che puoi, per poter essere un giorno l'ispirazione di qualcuno.
Vuoi fare il calciatore? Vuoi fare l'automobilista? Vuoi fare il critico? Vuoi fare il pittore?
Impegnati, dedicati a questa passione, prendi le tue decisioni in base a quello che tu vuoi essere. Ce la puoi fare, stringi i denti e va avanti. Tutto questo serve a te.
E' il miglior consiglio che posso dare ad uno studente. Tutto ora ti sembra inutile, la matematica, l'economia, l'inglese... Un giorno, però, capirai che non lo è, che tutto questo serve per costruire qualcosa di stabile. Mettiti in gioco e non aver paura, anche se la vita lì  fuori è terribile non devi farti scoraggiare, perché se davvero vuoi una cosa allora devi fare tutto ciò che è in tuo possesso per ottenerla.
Mi raccomando, pensate a voi stessi, anche se è dura svegliarsi la mattina presto e prendere il pullman, anche se siete in ansia per la verifica o l'interrogazione. Queste cose, poi, vi mancheranno terribilmente. Non dovrete un giorno guardarvi indietro ed avere dei rimpianti. Io so che ce la potete fare, anche se non vi conosco personalmente.

In bocca al lupo.

venerdì 19 settembre 2014

Lentamente muore

"Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni

giorno gli stessi percorsi,

chi non cambia la marcia,

chi non rischia e cambia colore dei vestiti,

chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,

chi preferisce il nero su bianco

e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che

fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore

davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,

chi è infelice sul lavoro,

chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,

chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai

consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,

chi non legge,

chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia

aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o

della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non

risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere

vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto

di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una

splendida felicità."


" [...] Lentamente muore chi non capovolge il tavolo [...]"
Ricordo che qualche anno fa alcuni dei miei alunni erano rimasti particolarmente colpiti da questo verso tratto da "Lentamente muore". Avevamo imbastito in proposito una lunga discussione.
L'intera poesia era piaciuta molto. Una poesia attribuita, sul loro manuale scolastico, a Pablo Neruda.
Quando, successivamente, ho comunicato agli studenti che il testo della poesia non è stato scritto da Pablo Neruda ma da Martha Medeiros, " E' comunque bella!" hanno commentato alcuni mentre altri hanno sottolineato che:
a) anche i libri di testo possono contenere degli errori;
b) tutte le conoscenze possono essere messe in discussione;
c) "Lentamente muore [...] chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" / piuttosto che un insieme di emozioni [...]".
In queste situazioni gli studenti sono straordinari...

domenica 14 settembre 2014

Vinti e persi.

[...] "Oggi il mio pensiero va a tutti i 'vinti', a quelli che non ce l'hanno fatta, a quelli che stanno ancora cercando un buon motivo per andare avanti; questo mestiere ci fa incontrare tante giovani vite, nell'età più difficile; accompagnarle nel periodo in cui ci sono affidate è un grande privilegio e un grande impegno, riuscire a cogliere i loro segnali, le loro richieste di aiuto spesso non è facile ma provarci si può." [...]
Un vecchio post di Pandora20 mi ha riempito di malinconia e ha fatto pensare anche a me a "tutti i vinti", quelli che non ci sono più e quelli che stanno ancora fuggendo perdendosi nei mondi ovattati (o presunti tali) dell'alcol e delle droghe... Gli sguardi persi, vuoti, spenti, la paura che diventa aggressività verso gli altri e verso sè stessi, le belle menti (perchè, ammettiamolo, spesso sono le anime più nobili e più sensibili che finiscono per perdersi) che improvvisamente bruciano la loro creatività, la loro nobiltà, la loro intelligenza e non sono più loro, sono altri che, improvvisamente, ci ritroviamo davanti e non riconosciamo più.
Quanti ne ho incontrati, quanti ne incontrerò, provando ogni volta la stessa sensazione di impotenza, di incapacità di farmi ascoltare, di urlare "Ribellati! Usa la tua mente e vivi le sensazioni che ti attraversano la mente senza mediarle. Affronta le tue paure e condividile con chi ti è vicino e ti vuole bene, perchè c'è chi ti è vicino e ti vuole bene, anche se tu non te ne accorgi...".

‎(Rielaborazione di un vecchio post già pubblicato il ‎21 ‎novembre ‎2007 sulla piattaforma Splinder)

martedì 9 settembre 2014

"Vieni a vedere dove nasce il futuro"

"La scuola può svolgere appieno il suo compito se si presenta come una comunità accogliente
ed esperta, fondata su un patto educativo; una comunità che aiuta i giovani all'esercizio della cittadinanza attiva e responsabile, all'esperienza del metodo democratico, al rispetto della legalità, al valore della gratuità e del dono nelle relazioni personali, all'importanza del bene comune.
Però questi riferimenti etici non diventano prassi coerente se nella scuola manca un'anima, una comune ispirazione, una prospettiva, una passione che coinvolge allievi e docenti nel gusto della scoperta, della ricerca, nella costruzione del sapere, nella soddisfazione di creare qualcosa di nuovo, di proprio, di distintivo; qualcosa che dia significato alla propria storia, alle proprie scelte, ad un progetto di una società più giusta e solidale.
Se Martin Luther King disse "I have a dream" e non, invece, "Ho un piano quinquennale", evidentemente un motivo c'è: gli uomini hanno bisogno di condividere un sogno per dare il meglio di se stessi, devono poter immaginare in modo discontinuo ciò che potrebbe realizzarsi.
Oggi, in un mondo sempre più complesso e in continua trasformazione, l'immaginazione è il valore aggiunto per quanti vogliono creare qualcosa di nuovo sul piano culturale, formativo ed economico.
Per gli uomini e per le organizzazioni, il futuro appartiene a chi sa immaginarlo”
Tratto da “ISTITUTO PROFESSIONALE - LINEE GUIDA PER IL PASSAGGIO AL NUOVO ORDINAMENTO - Secondo biennio e quinto anno” (D.P.R. 15 marzo 2010, n.87, articolo 8, comma 6)