sabato 10 dicembre 2011

Reclutamento e selezione degli insegnanti

Uno degli aspetti più problematici dell'istruzione scolastica è attualmente legato al reclutamento degli insegnanti.
Un reclutamento e una selezione come quelli attuati fino ad oggi non sono probabilmente il miglior sistema per garantire una classe docente preparata e competente.

Ciò non significa che non vi siano, ad oggi, insegnanti seri, competenti e preparati, in grado di svolgere il loro mestiere con serietà, professionalità e passione.

Il problema sono gli altri. Quelli di cui studenti, genitori, colleghi e presidi riconoscono l'inadeguatezza.

Inadeguatezza dovuta a molteplici motivi: perché non sanno relazionarsi con le classi, perché non amano questo mestiere, perché si sentono poco stimati socialmente e non hanno più voglia di sprecare con studenti sempre più demotivati il loro preziosissimo tempo, perché non si divertono più, perché sono mal retribuiti, perché non ci hanno mai creduto o non ci credono più, perché ritengono di avere a che fare con una massa di ignorantoni che non capiscono niente e non studiano, perché...

Qualunque sia la causa della loro inadeguatezza, si fa spesso molto poco per allontanarli dalla cattedra. Spesso non si fa nulla. Coloro che se li ritrovano sulla cattedra, presidi, colleghi, genitori o studenti che siano, ingoiano amaro e sperano che l'anno scolastico passi il più presto possibile. Qualcuno si ribella, ma la procedura burocratica per allontanare dalla scuola gli insegnanti non all'altezza è così complicata che spesso si rinuncia in partenza.

Gli stessi comitati di valutazione, quelli costituiti da docenti e dirigente del neoassunto che effettua l'anno di prova, risultano essere una farsa, un teatrino in cui si sa che finirà tutto in gloria. A meno che il docente neoassunto in questione non faccia qualcosa di davvero eclatante.

Del resto gli stessi sindacati remano in questa direzione. Ricordo benissimo l'assemblea, organizzata da un sindacato della scuola, in cui si fornivano indicazioni ai neoassunti sull'anno di prova. "A meno che non buttiate uno studente giù dalla finestra, quest'anno sarà solo una formalità e alla fine verrete inseriti a pieno titolo nell'organico della scuola."

Questo ho sentito dire. Questo ho visto fare, finora.

Ciò non significa che io non pensi al destino del lavoratore o della lavoratrice allontanati dalla cattedra o dalla scuola. Come insegnante e come esperta di pedagogia, tuttavia, mi stanno più a cuore i destini di centinaia, migliaia di studenti cui la sorte ha destinato un cattivo insegnante.

Agli insegnanti sono affidati bambini e adolescenti la cui vita potrebbe completamente cambiare, a seconda che finiscano nella classe di bravi o di cattivi maestri.

Bisognerebbe che chi ne ha la possibilità o il potere dicesse chiaramente ai cattivi maestri o a coloro che sono diventati cattivi maestri, di lasciare la scuola. Dedicarsi ad altro. Spedire pacchi postali, timbrare o passare carte, anche nella scuola stessa, magari, ma lontano dai bambini, lontano dai ragazzi che costituiscono le basi su cui costruire il futuro.

(Post, in parte modificato, già pubblicato su altra piattaforma il 27 settembre 2010)

3 commenti:

  1. Fintantoche la nostra cosiddetta classe dirigente politica continuerà a non credere nella necessità di investire (e non di tagliare) per una buona formazione scolastica (... universitaria), non ci sposteremo di molto dalla media sufficienza, nonostante gli sforzi di tanti tanti docenti molto preparati. E ne conosco.

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  2. Critolao A. Simone12/12/11 5:53 PM

    Concordo pienamente, Raccontatore! Temo anche che la scelta di non investire sulla scuola sia anche voluta: un conto è gestire un popolo preparato e competente, che ha imparato a pensare e a parlare, un conto è gestire un popolo ammaestrato dalle televisioni.

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  3. C'è un piccolo problema: in base a che cosa si definisce "inadeguato" un docente? Forse ci appelliamo al giudizio degli studenti e dei genitori? Ma tutti sappiamo che sia i primi che i secondi privilegiano di gran lunga i docenti che distribuiscono voti alti, mentre quelli che lavorano seriamente, ma proprio per questo non sono disposti a largheggiare nelle valutazioni, vengono odiati e si cerca di allontanarli. In questo mondo superficiale quel che conta è solo l'apparenza: per i genitori quindi l'unico parametro per giudicare i professori sono i voti che danno ai loro figli, e che a loro servono per potersi vantare con gli amici i parenti. Se io che insegno latino, se invece di parlare delle opere di Cicerone o di Virgilio parlassi di quelle di Pippo Baudo, a loro non interesserebbe nulla, basta che i figli abbiano tutti 8, 9 e 10. Con queste premesse, come si fa a decidere quale docente è valido e chi non lo è? No, domando.

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