sabato 10 dicembre 2011

"Non siete credibili!"

Lo continuo a sentire, benché ormai non me lo dicano più da qualche anno.
"Non siete credibili!" continuavano a ripetere gli studenti della quinta decimata anche agli Esami di Stato.
Lo ripetevano, in particolare, il capo-coro, interista e fan di Materazzi, e il suo amico dal quaderno perfetto.
Sostenevano che noi adulti, docenti in particolare, continuassimo a minacciarli di punizioni che mai avrebbero ricevuto.
"Non lo vede, profe? Noi non abbiamo mai studiato, abbiamo sempre fatto ciò che ci pareva eppure siamo qui, in quinta. In cambio non abbiamo imparato nulla ma a noi, e anche a voi, ci sembra, non importa niente."
E continuavano elencando i disservizi di cui erano stati vittime all'interno del sistema scolastico, evidenziando con ferocia tutte le lacune degli insegnanti, o presunti tali, che avevano incontrato nel corso della loro carriera (chiamiamola così) scolastica.
Non riuscivano a spiegarsi perché mi disperassi al posto loro. "Andrà tutto bene, come è sempre stato. Questa scuola qui fa schifo, profe!".
Si sbagliavano, naturalmente. Ed a un certo punto il Consiglio di Classe decise di fare sul serio. Si unirono alla punizione anche i colleghi che con loro erano stati amiconi fino a quel momento.
Pagarono soprattutto i più fragili. Non che non se lo fossero meritato, per carità.
Sicuramente però, i 52 studenti che si erano iscritti in prima, ripartiti in due diverse classi, avevano altre aspettative: non pensavano certo che, cinque anni dopo, solo 10 di loro avrebbero superato l'Esame di Stato.
Con loro la scuola aveva fallito, mettendo in discussione la propria credibilità.

(Già pubblicato su altra piattaforma il 15 ottobre 2010)

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