domenica 27 aprile 2014

Colloqui di lavoro: vecchi appunti di un selezionatore


Negli anni in cui mi sono occupata di attività di orientamento in uscita, mi è capitato spesso di assistere alle iniziative svolte da operatori esterni rivolte agli alunni delle classi quarte e quinte degli istituti superiori.
Ma chi effettua i colloqui di selezione, al di là di quello che viene pubblicamente dichiarato, cosa si aspetta dai candidati? L'ho spesso chiesto ai miei conoscenti che operano in ambiti lavorativi diversi da quello scolastico. In particolare, alcuni anni fa uno di loro mi fornì le sue considerazioni nel testo che pubblico di seguito e che credo siano attualmente valide.
"E’ la mattina di un caldo mercoledì di luglio ed insieme alla mia collega, che si occupa di selezione del personale, ci avviamo nella sala riunioni dove da lì a poco inizieremo una serie di colloqui assunzionali con neolaureati in materie tecnico/scientifiche.
I colloqui si susseguono e di fronte a me vedo passare persone di vario tipo ognuna delle quali ha un comportamento diverso durante la chiacchierata; chi ti guarda dritto in faccia comunicandoti di essere la persona giusta, chi muove nervosamente le mani pensando se riuscirà a rispondere alla prossima domanda, chi tormenta i fogli che ha davanti nella speranza che il colloquio finisca il prima possibile e così via.
Alla fine della giornata sono sfinito e mentre in macchina ritorno a casa ripenso a quali sensazioni ho provato durante tutti i colloqui e cerco di riordinare le idee che man mano mi si sono accumulate in mente.
Provo a sintetizzare per concetti chiave:
Lauree triennali: la laurea triennale viene conseguita ad una età oscillante tra i 21 ed i 22 anni, quindi ci si trova dinnanzi a delle persone con una esperienza minimamente accresciuta rispetto ad un diplomato, ma con le aspettative di un laureato visto che gli si inculca il concetto che loro si sono “laureati”.
Frammentazione degli esami: nel riformare il sistema universitario si è pensato di suddividere i corsi di durata annuale (ad esempio analisi matematica 1, fisica, etc.) in una serie di sottocorsi di durata mensile o bimestrale e coincidenti con singoli argomenti del vecchio corso. Ciò che verifico, come risultato di tale nuova modalità di studio, è che le persone non sono più abituate ad affrontare un problema grande (ad esempio esame complesso), ma sperano sempre di avere di fronte dei singoli sottoproblemi da affrontare singolarmente."

2 commenti:

  1. Concordo su tutto cara, il delitto più grande è inculcare a questi giovani la convinzione di essere 'laureati', svilendo il termine e infondendo attese spesso deluse, i ragazzi naturalmente sono solo le vittime dell'ingranaggio 'farlocco'! Cristina

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    1. Ben detto, Cristina! Purtroppo è proprio così! Angela

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