sabato 21 gennaio 2012

così fan tutti (o molti)

In prima, Emilio era particolarmente timido. Un ragazzino intelligente, studioso, ma quasi impaurito dai compagni della classe in cui era capitato. Era una classe di un professionale meccanici, mica il liceo classico. Dentro c'era di tutto. Del resto si sa: l'obbligo scolastico bisogna pur assolverlo e se i CFP (Centri di Formazione Professionale) non ti accettano a causa del numero chiuso, in qualche scuola bisognerà pur andare. E che c'è di meglio di un professionale meccanici? Così, in certe classi prime, composte da 25/28 studenti, di cui almeno la metà buttati fuori dalla scuola media con un giudizio di "sufficiente" che sufficiente non è, è già tanto se, a fine anno, si riesce ad essere promossi. Emilio decise di adattarsi per sopravvivere, come da sempre tutte le specie viventi hanno fatto. In quelle classi non c'era bisogno di studiare più di tanto, e comunque essere il più bravo della classe era un ruolo scomodo: troppe minacce da parte di alcuni, più grandi e forti di lui. Parlarne con i professori era inutile: quand'anche lo avessero protetto tra le mura dell'istituto scolastico, prima o poi sarebbe dovuto tornare a casa. E diventava rischioso anche uscire in paese con gli amici, andare in palestra o all'oratorio. Bisognava cambiare, bisognava adattarsi.
Ed Emilio si adattò. Negli anni successivi diventò uno dei più violenti ed aggressivi studenti della sua classe. Sembrava quasi si compiacesse a deridere i suoi compagni più deboli ed a fronteggiare spavaldamente gli insegnanti, soprattutto quelli alle prime armi, più sprovveduti. Le sue argomentazioni erano precise e raffinate, un oratore nato, dotato di una competenza espositiva arricchita dalla sua preparazione culturale.
Poi, in quarta, accadde qualcosa. A gennaio vennero aggregati alla classe due nuovi studenti, provenienti da altri istituti. Il loro carisma conquistò quasi tutti i compagni dell'istituto. Erani due "fighi" quelli lì, altro che! Due persone di mondo. Se ne fregavano di tutto, non avevano peli sulla lingua, insultavano tutti, studenti, professori, anche la stessa preside che, al loro cospetto, taceva, quasi intimidita. Frequentavano brutti ambienti, quei due, ambienti pericolosi. Meglio non impicciarsi e non rischiare di dover portare l'auto a riparare ogni settimana: gomme tagliate, vetri rotti, graffi sulla carrozzeria. Non importa se poi quei due iniziavano all'uso di pasticche ed altro anche i ragazzini di prima, gestendo i loro traffici nei corridoi e nel cortile della scuola.
Emilio decise di provare anche lui. Le prime pasticche gliele regalarono (un vero affare, anche se non è che costassero poi molto, 5 euro ciascuna, una sciocchezza...). In fondo, che cosa gli sarebbe costato provare? Anche perchè quei due gli dicevano apertamente che era uno sfigato, un bamboccio, un cocco dei profe, altro che ribelle! Provò. Così facevano tutti, perchè non avrebbe dovuto farlo anche lui?
Dimostrò di non essere un bambino. Era un uomo, spavaldo e coraggioso! I due ne apprezzarono le gesta e lo accolsero nella loro congrega.
I suoi genitori cominciarono a non riconoscerlo più. Intanto dormiva, in continuazione, anche in classe. Non aveva più voglia di far nulla. I suoi insegnanti che, nonostante la sfrontatezza, ne apprezzavano l'acume e le capacità, videro quella mente appassire. Nei momenti di lucidità apparivano solo alcuni tratti delle sue potenzialità. Ma spesso, durante un'interrogazione o un compito in classe, improvvisamente dimenticava ciò che avrebbe voluto dire o scrivere. Allora cominciava ad imprecare, urlava e se la prendeva con quei due: "Drogati!", li apostrofava così, incurante della presenza degli insegnanti, incurante che lo ascoltassero.
Il consiglio di classe decise di ammetterlo comunque agli esami di stato. Che furono un disastro. Emilio fu bocciato.
Non so che fine abbia fatto Emilio. Emilio non esiste anche se io l'ho incontrato. La sua storia è la sintesi di tante storie che accadono nella nostra scuola, nella nostra società. Come adulto e come docente penso che non si possa continuare a far finta di nulla, non si può continuare a vedere le menti delle nostre giovani generazioni distruggersi così, perchè così fan tutti...

(Post, in parte modificato, già pubblicato su altra piattaforma il 26 giugno 2008)

Nessun commento:

Posta un commento