venerdì 21 settembre 2012

Mauro per sempre

Fino alla fine, continuarono a sperare nella sua guarigione. Ci credevano davvero, forse spinti anche dalla forza e dal coraggio di quella giovane madre. Una vera madre. Capace di piangere e disperarsi, ma non davanti a lui. Perché lui non doveva sapere quanto grave fosse la sua malattia. Lui doveva vivere come tutti i suoi compagni, libero di continuare a fare progetti per il futuro, come tutti i sedicenni fanno.

Sì, i suoi insegnanti credevano davvero che ce l'avrebbe fatta. E quando vennero informati che non sarebbe andata così, attoniti continuarono a mantenere quel segreto terribile. Mauro non doveva sapere. I suoi compagni non dovevano sapere.

Così, quel terribile dolore poté essere rivelato a tutti solo in quell'assolato giorno di giugno, il 20 giugno 2007, quando Mauro se ne andò. Ma non li lasciò soli. Era con tutti coloro che lo avevano amato e non lo avrebbero dimenticato.

Vivo nei loro cuori. Per sempre.


"Non muore chi rimane

vivo nel nostro cuore"


"Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura

che tu risvegli la furia del pallido e del freddo,

da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili,

da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.

Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi,

non voglio che muoia la mia eredità di gioia,

non bussare al mio petto, sono assente.

Vivi nella mia assenza come in una casa.

E' una casa sì grande l'assenza

che entrerai in essa attraverso i muri

e appenderai i quadri nell'aria.

E' una casa sì trasparente l'assenza

che senza vita io ti vedrò vivere

e se soffri, amor mio, morirò nuovamente."

(Pablo Neruda: "Sonetto XCIV" da "Cento sonetti d'amore - Notte")

giovedì 13 settembre 2012

L'ingranaggio si è mosso, andiamo a incominciare!

Oggi, con il Collegio dei Docenti che precede l'inizio delle attività didattiche, previsto il 17 Settembre, la ruota ha ricominciato a girare, l'ingranaggio si è mosso un'altra volta, e come sempre, anno dopo anno, ho assaporato le mille sensazioni, emozioni, aspettative, proprie di questo momento.
Quest'anno, però, qualcosa di diverso c'è stato...ora quella è la 'mia' scuola, il tanto agognato trasferimento, dopo otto anni è arrivato, il cerchio si è chiuso.
Oggi, nell'atto di varcare il cancello e mentre risalivo il vialetto alberato che conduce alla elegante villa ottocentesca, sede dell'Istituto scolastico, pensavo proprio a questo, non più ospite ma parte del tutto.
Il Collegio è stato breve, il dirigente di fresca nomina è parso a tutti noi persona garbata, attento alle nostre osservazioni ma anche pronto a replicare opportunamente alle castronerie dei soliti paladini delle cause perse e di scarso interesse per i più.
Ancora una volta è stato affrontato l'annoso dilemma delle ore di lezione: sessanta minuti o cinquanta? La scuola è in collina, i ragazzi arrivano dalle più disparate zone limitrofe, servite da mezzi pubblici la cui frequenza è assai ridotta, quindi i sessanta minuti sono da scartare. Allora se la scelta risponde a criteri di 'giusta causa', non è necessario alcun recupero orario...eh no! Questo non si può fare, le ore vanno recuperate eccome.
Appunto come? Perchè a dover recuoerare il tempo perduto non siamo solo noi insegnanti, ma anche i discenti...insomma, ogni anno la questione viene affrontata mediante le stesse domande, cui seguono le stesse risposte, e quello che se ne deduce è che la normativa non è poi così chiara al riguardo.
Dopo il Collegio, la riunione per Dipartimenti ,dove qualcuno ha sostenuto con forza e determinazione che corre uso, da parte del neo trasferito, assumersi il prestigioso incarico di Coordinatore di Dipartimento.
Visto che il mio 'sì' tardava ad arrivare, un collega 'pietoso' ha lanciato la proposta di sorteggiare il fortunato Coordinatore, aggiungendo ai nostri nomi due bigliettini contrassegnati con una X, corrispondenti ai due supplenti che stiamo aspettando! Ma no, così non mi piace! Il supplente ha già le sue preoccupazioni, cerchiamo di non infierire, questa mi sembra proprio un'azionaccia. Il collega insiste asserendo che a lui, quando era precario, fecero bere tanti analoghi calici amari, però no, non sono d'accordo e accetto l'investitura senza più esitare; dopotutto io sto vivendo un bel momento, sono nella mia scuola, per la prima volta nella mia, più che ventennale, carriera, concluderò un triennio nella stessa classe, li porterò in quinta, vedrò il frutto del nostro lavoro insieme...non mi pare vero!
E' stato bello ricominciare, mancavano solo loro, ciò che dà senso a quell'edificio e al nostro mestiere: i ragazzi!

mercoledì 12 settembre 2012

Impressioni di settembre

Ansie, aspettative, fiducia o scoramento. "Non posso farcela", "Andrà tutto bene", "Stavo meglio ieri", "Finalmente di nuovo qui" si legge negli occhi altrui. Stati d'animo confusi e a volte dissonanti rispetto a parole dette perché ci si crede o perché, per cortesia, devon essere pronunciate.
Il cielo plumbeo sembra rendere ancora più cupa l'atmosfera.
Non "c'è qualcosa di nuovo oggi nel sole".
Ci sono volti che aspettano risposte, che inseguono sogni, che vorrebbero certezze.
Una certezza c'è. Ci siamo.
La partita comincia, adesso.
Come andrà dipenderà solo da noi, dalla nostra voglia di mettersi in gioco, ancora una volta, per l'ennesima volta.
"il giorno
come sempre
sarà"
(Citazioni: "Giovanni Pascoli: "L'Aquilone"; "PFM: "Impressioni di settembre")