giovedì 11 aprile 2013

20 anni

Un conto è immaginare, sognare, ricordare i vent'anni.
Un conto è viverli.
Paure, ansie, dubbi, desideri, timori e aspirazioni accompagnano questa età che nell'immaginario collettivo, in piena maturità e in vecchiaia, viene ricordata con nostalgia e, a volte, con rimpianto.
Non è sempre così, naturalmente.
C'è chi ai vent'anni anni associa ricordi dolorosi, familiari, personali o legati a momenti storici e sociali particolarmente critici: guerre, gravi crisi economiche, tensioni nazionali e internazionali drammatiche.
Allude a questo, probabilmente, anche Paul Nizan, quando scrive "Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita".
E' una sfida, in fondo, avere vent'anni, in qualunque contesto storico si viva, poiché occorre fare i conti con le aspettative che tale età comporta. Lo era negli anni Trenta del Novecento per quei giovani che non si riconoscevano nei miti della forza, della violenza e della brutalità che accompagnavano l'affermazione al potere di governi totalitari di destra e di sinistra.
Lo è oggi per coloro che non si riconoscono nelle aspirazioni di chi ritiene che apparire sia più importante che essere, rincorrendo futilità e cercando l'incontro giusto, quello che cambia l'esistenza e che garantirà protezione e sostegno in una società com'è l'attuale società italiana in cui anche ottenere e mantenere anche un semplice posto di lavoro appare non un diritto ma un privilegio.
Eppure, nonostante tutto, c'è ancora chi continua a lottare, a sognare, a credere che il mondo saprà apprezzare, col tempo, solo le virtù e i valori migliori, la pace, la giustizia, il talento, rispettando le diverse individualità e le potenzialità di ciascuno.
Ora più che mai c'è bisogno di credere, con la forza e la speranza che da sempre caratterizzano le giovani generazioni, che il futuro potrà essere migliore.
 


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