lunedì 28 luglio 2014

Troppo intelligente per la scuola

Utilizzai questa espressione una ventina d'anni fa quando, per la prima volta, mi trovai alle prese con uno studente che non poteva che essere definito così: troppo intelligente per la scuola. Si annoiava profondamente e ogni giorno era sempre più difficile riuscire a tenere viva la sua attenzione. Arrivava alle conclusioni sempre prima degli altri, saltando passaggi che certi esercizi comunque richiedevano e che invece a lui non interessavano e a cui non aveva alcuna intenzione di prestare attenzione. Nel corso degli anni mi sono altre volte trovata a confrontarmi con studenti così, studenti a cui un vecchio modo di fare scuola tarpava le ali su cui la loro intelligenza volava. Del resto, quanti genitori si sono spesso sentiti dire dai docenti che il figlio "è capace ma non si applica"? L'istituzione scolastica, a partire dalla rivoluzione industriale, è da sempre stata pensata come luogo di trasmissione del sapere funzionale ad un sistema di conoscenze proprio della classe dominante. In una tale ottica, non c'è spazio per la creatività individuale e lo studente riconosciuto come migliore sarà necessariamente colui che meglio si adatterà a un sistema di conoscenze prestabilito. Altro che sviluppo delle capacità critiche: l'unico senso critico riconosciuto sarà quello già incondizionatamente accettato. Può succedere così che lo studente troppo intelligente che rifiuta di adattarsi a un sistema di pensiero, si ritrovi bocciato a scuola. Ma questo non significa che sarà bocciato nella vita. In fondo, non è un pezzo di carta a certificare quello che ciascuno di noi realmente sa fare o sa essere. È anche questo uno dei motivi per cui sono favorevole all'abolizione del valore legale del titolo di studio.

venerdì 25 luglio 2014

Invalsi, Riforma e proposte varie.

Probabilmente sarò in controtendenza rispetto a molti colleghi. A me, tuttavia, la Riforma della scuola, le prove Invalsi e le varie proposte di cambiamento che stanno interessando il mondo della scuola non dispiacciono affatto. Da sempre ritengo che i test Invalsi possano dare indicazioni per valutare l'efficacia dell'azione di insegnamento/apprendimento. Si badi bene: non devono essere considerate l'unico strumento ma uno degli strumenti, anche abbastanza oggettivo, di cui ci si avvale. Ugualmente, sono dell'idea che l'attività del docente debba essere valutata. Le modalità di tale valutazione possono essere diverse ma devono esserci. In tutti i sistemi organizzativi esiste una valutazione ed è su quella che, a mio avviso, ci si deve basare anche per stabilire i diversi criteri di carriera e retribuzione. Non mi dispiace affatto, per esempio, la proposta relativa alla carriera del personale docente avanzata dall'Associazione Nazionale Presidi (vedi link : http://www.anp.it/filemanager/download/documenti/anp_carrieradocenti.pdf). Sinceramente sono stanca di fronteggiare proposte sindacali che mirano a difendere l'indifendibile e a puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità; sono stanca, per esempio, di dover assistere a lezioni (o presunte tali) di colleghi che passano il tempo a leggersi il giornale in classe mentre gli studenti vengono abbandonati a guardare un film su cui poi non devono produrre nulla: nessuna discussione, nessuna riflessione né scritta né orale (e non entrerò nemmeno in merito sulla qualità delle proposte cinematografiche). La professionalità docente è sicuramente difficile da valutare ma che non lo si possa fare è una leggenda diffusa probabilmente da coloro che non hanno alcuna intenzione di essere valutati, almeno formalmente, visto che ciascuno di noi docenti viene quotidianamente valutato e rispettato (o meno) per ciò che fa.