venerdì 27 giugno 2014

Il senso degli Esami di Stato

Mi sono interrogata a lungo, in questi giorni, sul senso degli Esami di Stato. Tra momenti di panico dell'ultima ora evidenziati dagli studenti, vecchi rituali ormai desueti (il pacco con la candela e la ceralacca su tutti) che convivono con tecnologie più o meno avanzate (tracce d'esame che arrivano via web senza scomodare le forze dell'ordine), che piaccia o no, l'Esame di Stato rappresenta comunque per gli studenti che lo affrontano e tutti coloro che sono al loro fianco (docenti, familiari e amici) un momento significativo della loro esistenza. Forse il primo vero momento di prova, di iniziazione al mondo adulto. Ed è proprio questo il punto essenziale, a mio avviso. Molti degli studenti delle nuove generazioni arrivano ad affrontare questa prova assolutamente impreparati. Vissuti da sempre al riparo di ogni pericolo, cullati, coccolati, protetti, non sono stati abituati ad affrontare l'imprevisto, la novità, la prova, di qualunque tipo essa sia, da soli. Da sempre, al loro fianco. hanno avuto adulti che hanno steso tappeti di rose ai loro piedi perché essi, i pargoli, fossero protetti da ogni tipo di pericolo. Hanno affrontato il primo vero esame, nemmeno così selettivo, a 13 anni, alla fine della terza media. E già in quell'occasione molti di loro hanno vissuto con angoscia e panico l'idea di affrontare quella prova. E adesso, intorno ai 18, 19, a volte 20 anni, arriva la prova per eccellenza, il vecchio Esame di Maturità. C'è chi si è preparato con rigore e precisione, affrontando con serietà e costanza l'intero ciclo di studi. C'è chi per cinque anni (a volte qualcuno di più) ha vissuto allegramente, studiando quanto basta, o, a volte, molto meno, per superare l'anno scolastico. C'è chi ha cercato di studiare, sostenendo a fatica il peso dell'impegno, a volte con risultati poco entusiasmanti. Sono tutti qui, quelli che hanno superato la selezione dello scrutinio di ammissione. Alcuni non credono nemmeno nel miracolo di avercela fatta e così, per fede, continuano ad illudersi che pur non facendo nulla riusciranno ad ottenere l'agognato pezzo di carta, un 58 e due bei poderosi calci piazzati da parte della commissione che certificherà il loro 60/100 con buona pace di tutti. Ci sono coloro che, al contrario, e seppur a fatica, sperano di farcela così come hanno sempre fatto, tra incertezze e successi, affidandosi alla clemenza della corte, alla fortuna o anche ad uno studio matto e disperatissimo dell'ultim'ora. Ci saranno exploit inaspettati e cadute clamorose, rigorosamente legate alla capacità di dominare l'ansia, a prescindere dal grado di preparazione raggiunto. C'è chi, infine, come ha sempre fatto, continua a studiare con rigore, serietà e costanza, affidandosi alle competenze acquisite nel tempo e alla lucidità che consente di affrontare l'esame con qualche timore ma anche con consapevolezza del percorso svolto. Saranno costoro ad uscire vincitori dall'Esame di Stato: coloro che, azzerato l'intero percorso curricolare precedente, salvo i punti di credito acquisito nel triennio finale, saranno in grado di dimostrare, mediante le prove scritte ed orali dell'esame, che il punteggio accumulato corrispondeva effettivamente alla loro preparazione. E' forse questo il senso dell'Esame di Stato: dimostrare di essere diventati adulti poiché si è in grado di affrontare una prova con lucidità e rigore.

sabato 21 giugno 2014

Essere o apparire? Il nuovo dilemma.

La nuova moda dei social network è la frase: "Se metti mi piace ti dico quando sei bella/o da 1 a 10".
E' questo il vero problema che, oggi, affligge tutti quei ragazzi tra i 13 e i 19 anni: la bellezza e il numero di "like" alle loro foto, come se la loro intera esistenza si basasse su questo numero. Che se ne faranno, poi, di tutto questo? La bellezza prima o poi sparisce, l'essenza della persona rimane per tutta la vita.
I ragazzi utilizzano programmi per modificare foto, per diventare popolari, ma non sanno che usare in modo corretto un congiuntivo è meglio di avere un bel visino. Ad un colloquio di lavoro che diranno? "Io però sono bella/o!"? Non servirà a nulla. Purtroppo, però, non sarà nemmeno facile fare dell'essere di una persona la nuova moda, essendo il mondo il principale promulgatore dell'apparire.
Dovremmo stare qui a guardare e a lasciare che tutto questo faccia il suo corso, cercando di sperare che prima o poi passi.
Dal canto mio, ringrazio fortemente la scuola per il supporto che mi ha dato nel capire che l'apparire non è nulla senza l'essere. 

mercoledì 11 giugno 2014

La vita, tra finzione e realtà

Quante volte siamo invasi dalle preoccupazioni, dallo stress della vita quotidiana o dal continuo ripetersi delle giornate monotone?
Spesso. Troppo.
E in quanti siamo a cercare la pace interiore, la tranquillità e la spensieratezza guardando un film?
Uno qualsiasi, che ci porta via i pensieri, oppure uno che più ci sta al cuore e che ci riporta a quella condizione di pace antecedente.
Ci rifugiamo in quel contesto, ci lasciamo portati dai racconti, dimentichiamo e viviamo con intensità l’emozione del momento.
Ci piace guardare i film perché spesso viviamo quello che nella vita reale, condizionati dal giudizio della società, non potremmo mai vivere.
La vita non è un film, ma la possiamo rendere tale…

La dobbiamo cambiare al punto di non sentire più il bisogno vitale di abbandonarci in una realtà diversa.

lunedì 9 giugno 2014

La guerriera di Martina

In occasione dell'ultima verifica di italiano, ho chiesto agli studenti di scrivere un testo che si configurasse come un post da pubblicare su un blog il cui pubblico fosse di istruzione medio - alta. Ho assegnato loro una decina di argomenti, chiedendo inoltre di aggiungere un titolo al testo prodotto. Ho promesso loro che i migliori sarebbero stati pubblicati qui. Così, Martina, che aveva scelto l'argomento "Salviamoci la pelle", ha potuto pubblicare qui il suo testo. Presto anche altri studenti come lei avranno la sua stessa possibilità.

venerdì 6 giugno 2014

La mia guerriera? E' un uragano

Lei era forte! Tremendamente forte, aveva la forza di un uragano; era una guerriera, proprio il contrario di me.
Vedevo nei suoi occhi la voglia di combattere la malattia, di lottare per sopravvivere, vedevo il coraggio sconfiggere la paura; nulla poteva fermarla, né la nausea, né la fragilità, né la perdita dei capelli, né la sofferenza negli occhi dei suoi cari. 
Lei combatteva ogni giorno la dura battaglia con il sorriso sul volto, un volto pallido, stanco, smagrito, ma sempre e comunque bello, anzi fantastico.
Trovava il coraggio nei suoi cari, in me, nei suoi amici e, pur sapendo che sarebbe stata una lotta lunga e difficile, lei a testa alta tirava fuori gli artigli e proprio come un uragano stravolgeva tutto con quella sua potenza, quella voglia di sopravvivere, salvarsi la pelle e ridere. Lei aveva l'amore negli occhi e la sicurezza che quell'uragano che aveva dentro di sé avrebbe annientato la malattia.
Lei oggi sorride e ce l'ha fatta! Ha vinto! E io sarò sempre fiera di lei, perché lei è mia, è la mia guerriera.