domenica 22 gennaio 2012

Relazioni disfunzionali: effetti di una distorsione nel processo comunicativo

A beneficio di tutti i neo-immessi in ruolo che si trovino a passare di qui, a partire da oggi pubblicherò su questo blog una serie di contributi che potrebbero risultare utili per la realizzazione degli elaborati on-line e della relazione finale da presentare al Comitato di Valutazione.
Saranno apprezzati gli eventuali commenti che possano dar vita alla discussione sulle tematiche affrontate.
La prima proposta è uno degli elaborati da me realizzati nel mio anno di prova, il cui titolo è quello assegnato a questo post.

"L’attività educativa si fonda sulla relazione comunicativa che si stabilisce tra il docente e l’allievo.
Come in tutti i processi comunicativi, può accadere così che anche nella comunicazione umana si manifestino fenomeni di distorsione ben più rilevanti di quelli di natura fisica o connessi alle caratteristiche dei media utilizzati, tipici del processo di trasmissione delle informazioni.
Le distorsioni di ordine cognitivo, linguistico e psicosociale, solo per citare le più importanti, tipiche della comunicazione umana, possono inficiare la quotidiana vita scolastica, dando luogo a  varie forme di relazioni disfunzionali.
L’incapacità di manifestare chiaramente le proprie esigenze, di evidenziare le proprie difficoltà e i propri limiti, il timore di essere giudicato negativamente dal proprio interlocutore possono essere mascherati da forme di inganno o auto-inganno messi in atto sia dal docente che dagli allievi.

La relazione simbiotica, i pregiudizi educativi identificati come “ordini” e individuati dalla teoria dell’Analisi Transazionale elaborata da E. Berne e i giochi psicologici consentono di individuare ed analizzare le forme più diffuse di relazione disfunzionale nel rapporto insegnante-allievo.

All’origine della relazione simbiotica vi è un fondamentale inganno: “credere di dare risposta ad un bisogno dell’altro mentre si risponde solo a un proprio bisogno”.
Esistono due forme di relazione simbiotica: complementare e competitiva.
Nel primo caso l’adulto (nel caso specifico, il docente) tenderà a aiutare l’alunno prima ancora che questi formuli una richiesta d’aiuto. Ciò consentirà all’insegnante stesso di appagare il proprio bisogno di sentirsi utile, ma, contemporaneamente, impedirà all’allievo di sviluppare la propria autonomia.
Nel secondo caso il soggetto svilupperà la tendenza ad agire solo in funzione del giudizio dell’altro e non per una propria scelta consapevole (potrebbe essere il caso di due alunni che sviluppano una competizione reciproca dettata dal bisogno di sentirsi migliore rispetto all’altro e non per il piacere di imparare per soddisfare una curiosità personale).

I rapporti interpersonali a scuola possono essere disturbati anche da pregiudizi educativi  che nascono dal timore del docente di fallire nel proprio ruolo e che si concretizza mediante atteggiamenti di critica eccessiva nei confronti degli allievi. L’Analisi Transazionale ha individuato e identificato cinque modalità critiche che possono intervenire nella relazione tra docente e studenti.
Secondo l’Analisi Transazionale, i rapporti interpersonali possono essere ostacolati da messaggi genitoriali appresi in modo particolare durante la prima infanzia, ed in seguito riconfermati nel corso del tempo divenendo veri e propri “ordini” interiorizzati che limitano la spontaneità e la libertà di espressione della personalità individuale.
I cinque ordini  individuati dall’Analisi transazionale sono: "Compiaci", "Sii perfetto", "Sii forte", "Spicciati", "Tenta disperatamente".
Ne consegue che il bambino che ha assimilato di essere accettato dagli altri solo se è "obbediente", solo se è "perfetto", solo se è "forte", oppure se è "veloce" o "prova" semplicemente a fare qualcosa senza obiettivo alcuno, sarà inconsapevolmente condizionato nel suo agire: non "permetterà" a se stesso di effettuare scelte libere e diverse nelle varie situazioni, poiché avvertirà disagio e ansia andando contro l’ordine prescritto.
Anche l’adulto potrà essere condizionato da uno o più ordini che appartengono al bagaglio personale di ciascuno e che costituiscono un limite nelle relazioni interpersonali.
É possibile individuare tali ordini nei comportamenti degli alunni analizzando attentamente, ad esempio,  il linguaggio adottato e cogliendo nell’uso dei termini utilizzati il condizionamento in atto.

Anche attraverso i giochi psicologici è possibile individuare i rapporti disfunzionali che si manifestano sia nella vita sociale che nella vita scolastica.
Secondo l’Analisi Transazionale, il gioco psicologico ha origine da problemi personali di due o più interlocutori e si fonda su relazioni ambigue, duplici, sotterranee che emergono improvvisamente creando disagio ed incomprensione tra gli individui coinvolti.
In ambito scolastico è possibile osservare varie tipologie di giochi psicologici particolarmente emblematici e frequenti, che si manifestano in ogni ordine di scuola a partire dalla scuola dell’infanzia.
Nel gioco i due interlocutori manifestano rispettivamente il bisogno di dare aiuto senza verificare il bisogno di chi lo riceve e il bisogno del destinatario di pretendere e, allo stesso tempo, rifiutare tale aiuto.


Conoscere i meccanismi psicologici e inconsci che sono alla base dei comportamenti individuali permette all’insegnante di potersi auto-analizzare e di individuare le cause di comportamenti di rifiuto, di sfida, di rabbia, di aggressività che  si manifestano nella relazione educativa.
Prendere consapevolezza dei propri bisogni e dei propri limiti ed aiutare gli studenti a fare altrettanto, definendo chiaramente il proprio ruolo, i propri compiti, i patti reciproci potrà costituire   la base per impostare il rapporto educativo, facendo leva sugli elementi essenziali della relazione educativa: la persona, e non gli apprendimenti; il  saper essere e non il mero sapere.
Nella scuola superiore, ciò significa ascoltare le richieste degli studenti ma imparare, contemporaneamente, a distinguere le reali richieste d’aiuto da quelle pretestuose. Significa altresì mettere gli studenti davanti alle loro responsabilità ma, allo stesso tempo, chiarire bene i nostri obiettivi e renderli chiari agli allievi: l’onestà intellettuale delle scelte del docente deve essere percepita dallo studente e diventare modello di riferimento per un rapporto di rispetto reciproco."


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