lunedì 21 novembre 2011

"La scuola è sacra"

"Sta scherzando?!?!?!?!" mi sono sentita dire da uno studente di quarta quando, per avviare la mia lezione di pianificazione e condivisione del nuovo anno scolastico, ho scritto sulla lavagna, occupandola pienamente, questa frase, usando le lettere maiuscole e chiedendo agli studenti di riportarla sul loro quaderno degli appunti.
Non stavo scherzando, non sto scherzando. La scuola è sacra. Non lo dico io, lo ha detto, tra gli altri, anche don Lorenzo Milani quando affermava:
"La scuola è quel luogo dove si insegnano cose utili, quelle cose che il mondo non insegna, sennò non va bene". (Don Lorenzo Milani: "Una lezione alla scuola di Barbiana", Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 2004, pag.11).
E' un luogo sacro, la scuola, perché è l'Istituzione nella quale si trasmette il sapere, quel sapere che non è mera conoscenza, si badi bene, ma è anche pratica ed esercizio di abilità e competenze.
A scuola si imparano i saperi, si esercitano i saperi, si cambia mentalità ed atteggiamento grazie all'interiorizzazione dei saperi.
Questo significa affermare che "la scuola è sacra".
E' così. Dovrebbe essere così.
Dovrebbe. Non è sempre così.
C'è chi, studenti, genitori, docenti stessi, a volte anche dirigenti, considera la scuola un parcheggio, un circolo ricreativo, un centro sociale, un ufficio postale, un luogo dove incontrare persone su cui scaricare la propria aggressività, la propria frustrazione, la propria miseria intellettuale, la propria insofferenza, il proprio disagio interiore.
La scuola è diventata sempre più un luogo sentito inutile, superato, incerottato, inadeguato.
Non più istituzione verso cui è dovuto rispetto, da parte di tutti, anche di chi a scuola non va più da un pezzo e non ha figli in età scolare.
Un Paese che non investe in Sapere, che non investe sulla Scuola, è destinato a fallire.
E' quanto sta accadendo al nostro misero e disgraziato Paese, in cui sembra si sia perso il senso del rispetto, del decoro, dell'apprezzamento verso chi assume nei confronti di fatti e persone un atteggiamento critico, tipico di chi ha imparato a non emettere giudizi senza conoscere ciò di cui sta parlando, di chi ha imparato a verificare, confrontare, ricercare personalmente, avendone gli strumenti, altre verità, consapevole che non esista un'unica verità, un'unica soluzione, un'unica posizione valida per tutti.
L'omologazione non è un valore fine a se stesso. Il denaro non è un valore fine a se stesso. Ma in quanti, ancora, se ne ricordano?

(Già pubblicato il 18 settembre 2011 su altra piattaforma)

mercoledì 16 novembre 2011

Come in amore

Nel suo articolo pubblicato il 10 settembre scorso sulle pagine fiorentine del "Corriere della Sera" dedicate a "I quaderni della Profe", la sua rubrica settimanale, Antonella Landi ha scritto: "A scuola è come in amore: bisogna essere in due a voler far funzionare il giochino.".
Altrimenti, ho aggiunto io, ieri mattina, dopo una delle più memorabili sfuriate che mi sia capitato di fare agli studenti, diventa masturbazione. Masturbazione intellettuale, ma sempre masturbazione è.
Loro, gli studenti, hanno apprezzato. Hanno chiesto di scrivere la frase sulla lavagna.
Ci eravamo chiariti. Ci eravamo rappacificati.
Stavano seguendo attentamente, prendendo diligentemente gli appunti per prepararsi alla prossima verifica scritta. E anch'io procedevo in modo spedito e preciso, attenta ad ogni dubbio o richiesta che provenisse da loro.
Ci eravamo chiesti reciprocamente scusa e sembrava che nulla, in precedenza, fosse accaduto.
Proprio come succede dopo un litigio tra innamorati.